Domanda:
Racconto giallo?? 10 PUNTI!!!!!!!!!!!!!!!!!?
anonymous
2008-03-13 13:18:33 UTC
allora mi serve un racconto giallo che a molto dialogo ma non molto lungo massimo 2-3 pagine mi date un sito decente domani o compito di italiano! e non so cosa scrivere mi aiutate.::°???? grazie! a tutti in anticipo!

cercate di rispp veloci c'e lo domani il compito!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! entro sta sera devo avere un idea bella!
Cinque risposte:
carol
2008-03-13 13:20:45 UTC
Un Natale all'insegna del giallo



Era la mattina del giorno che precedeva il Natale e l’orologio posto sul campanile della chiesa batteva le dieci. Il paese era ricoperto da una coltre di neve e una fitta nevicata rendeva il paesaggio di un candido splendore. Tutto era pronto, in questo piccolo abitato del Trentino, per festeggiare al meglio la festività. Tutti erano indaffarati ad ultimare gli acquisti dei regali per parenti ed amici e per rifornirsi degli ingredienti mancanti per preparare il tradizionale pranzo. Tullio, un uomo alto e magro dall’espressione sempre seria, si muoveva per le vie della zona con passo svelto, ma il suo sguardo investigativo non sorvolava un particolare di quella fredda mattina. Notò qualcosa di strano in Giorgio, il commesso della farmacia. Narcisa, la moglie del titolare del punto vendita in cui Giorgio stava entrando, osservava tutto e tutti e comprese immediatamente le intenzioni dell’investigatore. Lo fece entrare da un ingresso laterale e lo lasciò pedinare. Lui si avvicinò scaltro all’indiziato e lo seguì. Tullio era noto ai compaesani per la sua fama d’investigatore, dato che aveva avuto l’occasione di partecipare ad importanti indagini e per questo motivo, era invidiato ma anche rispettato dagli abitanti del posto. Giorgio terminò gli acquisti, uscì e ricevette una telefonata da una guardia forestale. Il nostro protagonista riuscì ad origliare la conversazione e grazie a ciò che aveva udito, impostò le indagini. Tullio indossava una giacca a vento blu, un paio di pantaloni neri e calzava delle scarpe doposci. In quel momento, Giorgio si girò di scatto, ma il nostro investigatore, più furbo, si nascose con uno scatto felino sotto il portico della casa contigua, come un gatto che fugge da un feroce cane che lo rincorre. Intanto, iniziò a pensare sul da farsi per sventare l’omicidio che si sarebbe compiuto, da lì a poco, all’alba del giorno seguente sulla piccola pista sciistica di Andalo, questo era quello che aveva potuto sentire dalla conversazione telefonica. Così, l’indomani, appena sorse il sole, Tullio si mise gli sci in spalla e s’incamminò seguendo un tortuoso sentiero attraverso la fitta boscaglia verso la località sciistica. Quando arrivò presso il luogo del presunto omicidio,il sole era già alto. Si nascose dietro un robusto tronco, e osservò la scena. Vide Giorgio passare con fare felino,impugnando un coltello dalla lama tagliente. Fu un attimo, gli si gettò alle spalle e lo fece cadere nella neve. Non riuscì però ad evitare l’assassinio perché un uomo vestito da guardia forestale,sbucò poco innanzi e colpì un innocente vittima dileguandosi poi nell’ombra della foresta. Tullio, tenne fermo a terra il complice dell’assassino, prese dalla tasca il suo cellulare e contattò la polizia. Pochi minuti sul posto era tutto un brulicare di persone. C’erano i gendarmi,l’ambulanza con gli infermieri,molti curiosi ed il medico legale, che constatato il decesso consegnò la sua perizia all'investigatore. Tullio ebbe l’incarico di indagare sul caso. Intanto Giorgio fu ammanettato e portato presso il carcere più vicino in detenzione preventiva. La mattina successiva nei due paesi l’aria di festa si era disciolta nel nulla, come una parte della coltre di neve sotto il sole. Tullio, dormi poco quella notte. Mentre era ancora sdraiato sotto il suo soffice piumone, pensava e ripensava a quell’immagine che gli passava nella mente come un flashback, e concluse che sarebbe ritornato sul posto del delitto per cercare qualche indizio. Dopo aver fatto una frugale colazione si recò così ad Andalo, a bordo del suo fuoristrada, una Toyota Rav 4. Non impiegò molto grazie anche all’aiuto del suo cane ben addestrato a scovare nascosta dentro una fessura di un albero la divisa della guardia forestale. Frugò nella tasca e immediatamente trovò un tesserino identificativo e pensò: <>. Fu un attimo, all’improvviso si accorse che qualcuno nascosto nell’ombra lo stava osservando e provò ad inseguirlo seguendo le impronte lasciate sulla coltre bianca di neve che ricopriva l’intero sottobosco. Percorse un lungo tragitto, poi stanco si fermò davanti ad un dirupo e , deluso si sedette a riflettere. Si accese una sigaretta e con fare pensieroso se ne stette lì a guardare il cielo. Ormai era giunto il momento di ritornare verso casa,cominciava a fare freddo e il sole ormai tramontava. Fu allora che si accorse che legata ben salda ad un tronco , una fune era stata fatta scivolare nel dirupo e probabilmente portava verso un misterioso rifugio. Non perse un attimo ,corse fino alla sua auto,per prendere la torcia elettrica ma il buio ed il freddo lo sconsigliarono di continuare le ricerche. Il mattino seguente , si alzò di buon ora e decise di passare prima ad interrogare Giorgio. L’interrogatorio servì a chiarire i dubbi sull’identità dell’assassino. La guardia forestale apparteneva ad una storica famiglia del paese e si era vendicata di un assassinio subito dal bisnonno della vittima. Non rimaneva perciò che ritornare sul posto e cercare l’assassino. Ripercorse il sentiero,arrivò al dirupo e si calò con la fune. Il sole già iniziava a riscaldare la giornata, ma nell’ombra del dirupo tutto era ghiacciato. Rassegnato,dal non aver trovato nessuna traccia,pensava di ritornare quando sentì la neve scricchiolare. Stette immobile e vide una persona avvicinarsi lentamente. Tullio rimase rannicchiato in un angolo ad osservare la situazione. Fu allora che successe un fatto che sconvolse nuovamente le sue idee sul colpevole. All’improvviso un uomo armato spuntò da dietro un cespuglio e con un colpo secco uccise il presunto killer dileguandosi poi nel nulla. Tullio aspettò impaurito , immobile, trattenendo il respiro. Poi passato lo spavento uscì allo scoperto. Controllò i documenti della vittima,la trascinò fino alla macchina e la caricò nel baule all’interno di un vecchio sacco a pelo. Durante il viaggio di ritorno ebbe anche la sventura d’imbattersi nell’ispettore,e dovette sudare le proverbiali sette camicie per inventare un alibi credibile a giustificare i suoi continui andirivieni nel bosco. Cenò e continuò a pensare all’accaduto. La mattina seguente, ricevette una chiamata da parte dell’ispettore. Questi gli comunicò che Giorgio, dopo un lungo e approfondito interrogatorio aveva rivelato i motivi della vendetta e che presto si sarebbe compiuto un nuovo omicidio. Tullio, astuto, evitò di dilungarsi nella conversazione e ringraziò il commissario per l’importante indizio. Chiamò subito un suo amico, medico legale, che viveva a Verona e gli chiese se poteva fargli il favore di venire ad esaminare il cadavere. Il medico,di nome Paolo, accettò volentieri l’incarico affidatogli dato che era in debito per l’aiuto avuto nella risoluzione di un precedente caso delittuoso. Così, due giorni dopo arrivò il conoscente. Paolo lasciò i bagagli in albergo e si diresse presso l’alloggio di Tullio. Il muro dell’abitazione era leggermente scalcinato, ma l’interno era curato ed arredato con perizia e buon gusto. Tullio accolse l’ospite e lo condusse attraverso una scala a chiocciola in un appartamento sottostante che lui aveva adibito a studio. Entrarono in una stanza, dove erano già pronti due camici bianchi e il necessario per l’autopsia. Nella stanza attigua il cadavere era disposto su un lettino, coperto da un ampio lenzuolo bianco. Il medico entrò e iniziò ad esaminarlo, mentre l’investigatore l’osservava con attenzione. Dopo alcune ore, accertate le cause del decesso, il medico ritornò in hotel per la cena a cui era stato invitato anche Tullio. Dopo aver ordinato il dessert, i due lasciarono il tavolo del ristorante e si assentarono per alcuni istanti. Paolo accompagnò il detective nella sua camera e accese il computer portatile. Aprì il file con il risultato dell’autopsia, né stampò una copia e la consegnò a Tullio. La scena fu però interrotta dallo squillo del cellulare di Tullio ed il numero che compariva sul display era quello dell’ispettore. Tullio impallidì,per un attimo pensò di essere stato scoperto. Con questo dubbio rispose al telefono e con la sua proverbiale sicurezza chiese all’ispettore il motivo della chiamata. Venne a sapere che un agente, mentre stava rincasando fece la macabra scoperta di un cadavere , avvolto in sacco di plastica,in una zona del paese, soprannominata dagli abitanti “La casa del morto”. La casa del morto era una delle prime abitazioni costruite. Su di essa erano nate leggende e superstizioni dato il pessimo stato di conservazione. Il muro era scalcinato e l’accesso all’edificio era consentito solamente da una scala di legno tarlata e rovinata dalle intemperie. Su di un lato, si poteva notare un affresco che rappresentava un cerbiatto all’inizio di una foresta. I particolari erano però quasi impossibili da ammirare dato il pessimo stato di conservazione dell’opera. Un’ edera rinsecchita ricopriva alcune parti del muro. Sul terrazzo del piano superiore, alcuni arbusti,erano cresciuti spontaneamente. Tullio, mise Paolo a conoscenza della situazione e insieme uscirono dall’hotel. Camminarono fino in piazza, l’attraversarono e proseguirono lungo un viottolo poco illuminato alla fine del quale giunsero davanti all’edificio. Trovarono il cadavere adagiato sulle scale e mentre l’osservavano il lampione posto di fronte al fabbricato all’improvviso si spense. I due rimasero in silenzio e videro accendersi una luce all’interno dell’abitazione. Tullio rimase stupito. Da anni non vedeva una luce accendersi in quella dimora. L’ultima volta che aveva visto quella luce , fu la sera in cui morì uno degli ultimi eredi erede di una nobile famiglia del posto. Quella casa infatti era appartenuta per secoli insieme al Castel Be
anonymous
2008-03-13 13:21:22 UTC
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?
2017-03-10 06:54:12 UTC
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L'acne è una patologia infiammatoria del tessuto cutaneo, caratterizzata dall'infiammazione del follicolo pilifero e della ghiandola sebacea.
jason
2017-01-30 23:57:01 UTC
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Portare a casa un nuovo cucciolo è un momento emozionante per entrambi, ma richiede un grande impegno; il tuo nuovo cucciolo deve imparare a comportarsi in maniera adeguata.
?
2008-03-13 13:32:40 UTC
Matteo, solo nella sua cameretta dell’Hotel a S. Martino di Castrozza scostò la tendina di cretonne scozzese, lo sguardo perduto sulla lunga catena di monti a lui familiari. Di nuovo in vacanza, come tutti gli anni, nello stesso albergo, che considerava oramai una sua seconda casa. Amava il profilo di quelle cime, su cui candide nubi disegnavano qua e là delle ombre. Il chiarore della luna stendeva un manto azzurro sulle montagne punteggiate delle piccole luci dei rifugi. Il lungo viaggio l'aveva affaticato e dopo la cena aveva preferito salire subito in stanza, per godersi il sorgere della luna dai monti.

Guardava pensieroso due figure passeggiare nel grande giardino, vicine vicine.

Nel cerchio luminoso di un lampione scorse il viso della madre rivolto sorridente verso il suo compagno. Sì, Bruno era un simpaticone, lo faceva ridere con le sue battute spiritose e gli stava insegnando ad andar per monti e a conoscere i nomi dei fiori delle dolomiti, ma papà... non si era ancora abituato a vedere un'altra persona a fianco di sua mamma. Soprattutto quando lei lo guardava con quegli occhi sentiva una fitta di gelosia. Era doloroso per lui, bimbo di 9 anni, accettare di condividere l'amore materno con un altro, un intruso che aveva scombussolato tutti gli schemi della sua vita. Dopo il recente matrimonio di sua madre si era chiuso a riccio, poi Bruno aveva iniziato la sua opera di avvicinamento e stava pian piano sciogliendo i grovigli del suo cuore, ma ancora i ricordi lo assalivano, soprattutto quando era solo.

Li osservò: ecco ora si baciavano, ed il loro abbraccio diventò una barriera fra lui e la madre, avrebbe voluto abbatterla, ma non sapeva come..Lentamente si allontanò dalla finestra. Contemplò il ritratto del padre che gli sorrideva da un minuscolo tavolo accanto al letto. Una lacrima sfocò leggermente l’immagine tanto amato .” Papà, si disse,la mamma ora è felice. Tu sei contento? Anche tu hai assistito dal cielo al suo dolore alla sua depressione,alla sua pena per la tua morte.Vero che dobbiamo gioire tutti e due per la sua felicità?"

Affondò i suoi occhi in quelli del padre per cercarvi la risposta, erano occhi vividi e forti ed egli si sentì per un attimo sollevato in alto dalle sue braccia sicure, inspirò forte per farsi penetrare da quell'amato calore.

Un raggio di luna guidò i suoi passi accanto al letto. Si sdraiò. Si sentiva il cuore pesante ed immagini confuse si affollavano nella sua mente. La voce del silenzio: ascoltava il frastuono di parole, frasi, suoni come se si fosse installata nel suo cervello una radio a onde medie e lui girasse la manopola alla ricerca di una stazione.L' inquietudine gli impediva di prender sonno. E fu allora che sentì la dolorosa assenza di una dolce abitudine:quando il nonno si sedeva accanto al suo lettino e per farlo addormentare gli raccontava le sue storie meravigliose. Il nonno, che uomo!

Il nonno…Matteo ripensò al passato, quando, dopo la morte del padre il suo carattere mite e consapevole lo aveva portato a rinchiudersi nel cerchio della sua casa accanto alla madre come in un nido di sicurezza e protezione psicologica. Una tana in cui nascondersi per evitare le difficoltà inevitabili della vita. Il nonno….unico suo amico inseparabile. Egli conservava come reliquie tutti i reperti e i souvenirs dei suoi lunghi viaggi. Quando cominciava a rievocare tutti gli eventi di cui era stato testimone, il viso gli si illuminava di una luce, di una espressione giovane ed accesa. I suoi occhi celestissimi, quasi trasparenti sembravano perdersi nel passato

“Nonno ,mi racconti l’avventura dello squalo? “ Il nonno felice raccontava per l’ennesima volta la sua più emozionante avventura.

"Accadde nel bel mezzo dell’oceano a bordo di un peschereccio. Quando ,finalmente, lo avvistammo, il tonno filava veloce nell’acqua dalla quale affiorava soltanto la sua pinna dorsale.

Dissi ad "Angelo, il marinaio “ E’ un pesce diffidente, non riuscìremo a prenderlo.”

“ Non si preoccupi, glielo servirò su un piatto d’argento “ Per tre volte gli lanciò le esche,, ed ogni volta il tonno immerse il suo lucido dorso fra le onde. Infine abboccò. Intravidi come un lampo il suo lucido ventre bianco, mentre si girava sotto la superfice dell’acqua. Nel contempo ecco apparire il grosso squalo attratto dall’odore del sangue.

Allora corsi in cabina, afferrai il fucile risalii, mi sporsi dal parapetto a prua, presi la mira con cura e sparai una raffica. Lo squalo sussultò, mentre le pallottole gli fracassavano la testa, si rovesciò su un fianco, e incominciò ad affondare.” Matteo lo ascoltava incantato e felice. Un giorno anche lui avrebbe solcato i mari come il nonno e si sarebbe creato il suo bagaglio di ricordi: infinite distese azzurre, piatte come una tavola, e mari tempestosi in preda ad uragani. Il ricordo del racconto dello squalo lo portò a fantasticare finchè le immagini della sua mente divennero sogni e riaprì gli occhi in compagnia del suono delle campane, di lontani muggiti e della allegra voce di Bruno che lo incitava a alzarsi, vestirsi e scendere per la colazione.

Il patrigno era un impiegato dell'azienda che la madre dirigeva con competenza e determinazione dopo la morte del marito. Laura era orgogliosa di avere ereditato dal padre la forza di carattere che gli aveva fatto creare dal nulla un impero..Il nonno di Matteo, infatti , era stato uno stimatissimo armatore. Aveva amato il mare e solcato con le sue navi gli oceani sfidando tempeste e affrontando mille avventure.

Dopo la morte del marito e del padre Laura era piombata in una cupa depressione e si era buttata a capofitto nel lavoro e nella cura del figlio. Matteo era un ragazzino molto riservato. Il volto fiero, la sua innata eleganza, la sua maturità precoce, lo differenziavano dai suoi compagni. Egli viveva in un mondo tutto suo, non era animato da particolari simpatie nei confronti di nessuno, e neanche i suoi compagni sembravano attratti da lui. Matteo non desiderava, come molti compagni, esercitare una professione specifica, ma sognava di viaggiare, sognava di seguire le orme del nonno

Con l'arrivo di Bruno una folata di vita ed euforia rallegrò la stagnante malinconia della loro casa.. Il nuovo marito della madre era un giovane uomo solare allegro, un po’ fanciullesco e carismatico che seppe rallegrare col suo umorismo le buie giornate di Laura. Essa a poco a poco si affezionò a questo giovane, sorridendo alle sue battute, alla sua voglia di vivere alla sua generosità. Egli possedeva un fascino particolare al quale nessuna donna poteva resistere. Anche Matteo, suo malgrado, ne fu conquistato.

La sua giovialità catalizzò subito la sua attenzione . . Al piacere di constatare che un sorriso radioso era riapparso sul viso della madre, si confuse il sordo dolore di condividere l’essere più amato con un estraneo, che purtroppo avrebbe sostituito il ruolo di suo padre.

Bruno però, gli venne amabilmente incontro.” Matteo, gli confidò, io amo molto la tua mamma, non mi permetterei mai di sostituire il tuo papà.Vorrei solo esserti amico, parlare sempre con te da ..uomo a uomo.Sei d’accordo ?” Matteo in un impulso di gratitudine gli tese la mano “ D’accordo, sussurrò.” Nacque così la loro amicizia.

Ora si trovavano in questo elegante paese delle Dolomiti per acquistare una villa che tanto desiderava la mamma, appassionata di escursioni ed assecondata in questa passione dal suo compagno.

Bruno e Laura erano accompagnati da una coppia di amici. Si conoscevano da molti anni, colleghi di lavoro e collaboratori, erano molto affiatati. Riccardo, spesso si scordava di avere la moglie al fianco ed effettuava sondaggi visivi di altre signore, mentre Maria , bonariamente , non pretendeva che il marito camminasse col paraocchi.

Quel giorno, a colazione l’atmosfera era particolarmente euforica. Gli amici proposero una passeggiata alla malga più vicina : la malga Ces.

Era questo un piccolo chalet che univa all’eleganza il calore rustico caratteristico delle baite di montagna- La passeggiata era di tutto riposo.Una larga strada tagliava due vasti prati verdeggianti ai piedi delle Pale innevate. sulle cui cime galleggiavano stracci di nuvole sfumate di rosa dai raggi dell'ultimo sole.. Le mucche della baita ruminavano placide erba e fiori. Leggere folate di vento portavano l’effluvio delicato dell’erba a tratti rasata, mista al profumo dei fiori, di fieno, di abeti che trasmetteva emozioni dimenticate ed invitava ad ampi respiri rigeneratori.

Il tempo intanto, correva. La vacanza era quasi giunta al termine. Il sole si era affievolito-. La calura dell’estate,si era allentata e nel cielo si accumulavano spesso grandi nubi piene di pioggia.

“ Su , Matteo, diamo qualche calcio al pallone sul prato” Bruno invitò il ragazzo ,che acconsentì con entusiasmo. Giocava volentieri col patrigno, adorava tirar calci al pallone come del resto tutti i ragazzi della sua età.

Il prato del parco, era diviso in due da un’alta siepe di pitosforo.

Un tiro diretto di Bruno sparò il pallone direttamente alla base della siepe.

Mentre Matteo si chinava per agguantarlo, un sommesso parlottare agganciò la sua attenzione.

“ Tu credi che l’abbia sposata soltanto per la sua ricchezza? Certo che Bruno non possiede una lira. Non sarebbe il primo a sistemarsi con un ricco matrimonio.”

“ Ma che dici!, Riccardo, Elena è cosi dolce e bella, forse sarà veramente innamorato “

Matteo fissò il pallone stretto fra le ginocchia per qualche minuto.

Incredulo tentò di mettere a fuoco quelle parole senza alzare lo sguardo dal pallone-

Quelle parole, che gli suscitarono una sorda inquietudine ,emersero dalla penombra, per turbare la pace dello spirito, riesumando pensieri che con tanto sforzo aveva cercato di dimenticare.

A Bruno che lo sollecitava, non rispose


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