Matteo, solo nella sua cameretta dell’Hotel a S. Martino di Castrozza scostò la tendina di cretonne scozzese, lo sguardo perduto sulla lunga catena di monti a lui familiari. Di nuovo in vacanza, come tutti gli anni, nello stesso albergo, che considerava oramai una sua seconda casa. Amava il profilo di quelle cime, su cui candide nubi disegnavano qua e là delle ombre. Il chiarore della luna stendeva un manto azzurro sulle montagne punteggiate delle piccole luci dei rifugi. Il lungo viaggio l'aveva affaticato e dopo la cena aveva preferito salire subito in stanza, per godersi il sorgere della luna dai monti.
Guardava pensieroso due figure passeggiare nel grande giardino, vicine vicine.
Nel cerchio luminoso di un lampione scorse il viso della madre rivolto sorridente verso il suo compagno. Sì, Bruno era un simpaticone, lo faceva ridere con le sue battute spiritose e gli stava insegnando ad andar per monti e a conoscere i nomi dei fiori delle dolomiti, ma papà... non si era ancora abituato a vedere un'altra persona a fianco di sua mamma. Soprattutto quando lei lo guardava con quegli occhi sentiva una fitta di gelosia. Era doloroso per lui, bimbo di 9 anni, accettare di condividere l'amore materno con un altro, un intruso che aveva scombussolato tutti gli schemi della sua vita. Dopo il recente matrimonio di sua madre si era chiuso a riccio, poi Bruno aveva iniziato la sua opera di avvicinamento e stava pian piano sciogliendo i grovigli del suo cuore, ma ancora i ricordi lo assalivano, soprattutto quando era solo.
Li osservò: ecco ora si baciavano, ed il loro abbraccio diventò una barriera fra lui e la madre, avrebbe voluto abbatterla, ma non sapeva come..Lentamente si allontanò dalla finestra. Contemplò il ritratto del padre che gli sorrideva da un minuscolo tavolo accanto al letto. Una lacrima sfocò leggermente l’immagine tanto amato .” Papà, si disse,la mamma ora è felice. Tu sei contento? Anche tu hai assistito dal cielo al suo dolore alla sua depressione,alla sua pena per la tua morte.Vero che dobbiamo gioire tutti e due per la sua felicità?"
Affondò i suoi occhi in quelli del padre per cercarvi la risposta, erano occhi vividi e forti ed egli si sentì per un attimo sollevato in alto dalle sue braccia sicure, inspirò forte per farsi penetrare da quell'amato calore.
Un raggio di luna guidò i suoi passi accanto al letto. Si sdraiò. Si sentiva il cuore pesante ed immagini confuse si affollavano nella sua mente. La voce del silenzio: ascoltava il frastuono di parole, frasi, suoni come se si fosse installata nel suo cervello una radio a onde medie e lui girasse la manopola alla ricerca di una stazione.L' inquietudine gli impediva di prender sonno. E fu allora che sentì la dolorosa assenza di una dolce abitudine:quando il nonno si sedeva accanto al suo lettino e per farlo addormentare gli raccontava le sue storie meravigliose. Il nonno, che uomo!
Il nonno…Matteo ripensò al passato, quando, dopo la morte del padre il suo carattere mite e consapevole lo aveva portato a rinchiudersi nel cerchio della sua casa accanto alla madre come in un nido di sicurezza e protezione psicologica. Una tana in cui nascondersi per evitare le difficoltà inevitabili della vita. Il nonno….unico suo amico inseparabile. Egli conservava come reliquie tutti i reperti e i souvenirs dei suoi lunghi viaggi. Quando cominciava a rievocare tutti gli eventi di cui era stato testimone, il viso gli si illuminava di una luce, di una espressione giovane ed accesa. I suoi occhi celestissimi, quasi trasparenti sembravano perdersi nel passato
“Nonno ,mi racconti l’avventura dello squalo? “ Il nonno felice raccontava per l’ennesima volta la sua più emozionante avventura.
"Accadde nel bel mezzo dell’oceano a bordo di un peschereccio. Quando ,finalmente, lo avvistammo, il tonno filava veloce nell’acqua dalla quale affiorava soltanto la sua pinna dorsale.
Dissi ad "Angelo, il marinaio “ E’ un pesce diffidente, non riuscìremo a prenderlo.”
“ Non si preoccupi, glielo servirò su un piatto d’argento “ Per tre volte gli lanciò le esche,, ed ogni volta il tonno immerse il suo lucido dorso fra le onde. Infine abboccò. Intravidi come un lampo il suo lucido ventre bianco, mentre si girava sotto la superfice dell’acqua. Nel contempo ecco apparire il grosso squalo attratto dall’odore del sangue.
Allora corsi in cabina, afferrai il fucile risalii, mi sporsi dal parapetto a prua, presi la mira con cura e sparai una raffica. Lo squalo sussultò, mentre le pallottole gli fracassavano la testa, si rovesciò su un fianco, e incominciò ad affondare.” Matteo lo ascoltava incantato e felice. Un giorno anche lui avrebbe solcato i mari come il nonno e si sarebbe creato il suo bagaglio di ricordi: infinite distese azzurre, piatte come una tavola, e mari tempestosi in preda ad uragani. Il ricordo del racconto dello squalo lo portò a fantasticare finchè le immagini della sua mente divennero sogni e riaprì gli occhi in compagnia del suono delle campane, di lontani muggiti e della allegra voce di Bruno che lo incitava a alzarsi, vestirsi e scendere per la colazione.
Il patrigno era un impiegato dell'azienda che la madre dirigeva con competenza e determinazione dopo la morte del marito. Laura era orgogliosa di avere ereditato dal padre la forza di carattere che gli aveva fatto creare dal nulla un impero..Il nonno di Matteo, infatti , era stato uno stimatissimo armatore. Aveva amato il mare e solcato con le sue navi gli oceani sfidando tempeste e affrontando mille avventure.
Dopo la morte del marito e del padre Laura era piombata in una cupa depressione e si era buttata a capofitto nel lavoro e nella cura del figlio. Matteo era un ragazzino molto riservato. Il volto fiero, la sua innata eleganza, la sua maturità precoce, lo differenziavano dai suoi compagni. Egli viveva in un mondo tutto suo, non era animato da particolari simpatie nei confronti di nessuno, e neanche i suoi compagni sembravano attratti da lui. Matteo non desiderava, come molti compagni, esercitare una professione specifica, ma sognava di viaggiare, sognava di seguire le orme del nonno
Con l'arrivo di Bruno una folata di vita ed euforia rallegrò la stagnante malinconia della loro casa.. Il nuovo marito della madre era un giovane uomo solare allegro, un po’ fanciullesco e carismatico che seppe rallegrare col suo umorismo le buie giornate di Laura. Essa a poco a poco si affezionò a questo giovane, sorridendo alle sue battute, alla sua voglia di vivere alla sua generosità. Egli possedeva un fascino particolare al quale nessuna donna poteva resistere. Anche Matteo, suo malgrado, ne fu conquistato.
La sua giovialità catalizzò subito la sua attenzione . . Al piacere di constatare che un sorriso radioso era riapparso sul viso della madre, si confuse il sordo dolore di condividere l’essere più amato con un estraneo, che purtroppo avrebbe sostituito il ruolo di suo padre.
Bruno però, gli venne amabilmente incontro.” Matteo, gli confidò, io amo molto la tua mamma, non mi permetterei mai di sostituire il tuo papà.Vorrei solo esserti amico, parlare sempre con te da ..uomo a uomo.Sei d’accordo ?” Matteo in un impulso di gratitudine gli tese la mano “ D’accordo, sussurrò.” Nacque così la loro amicizia.
Ora si trovavano in questo elegante paese delle Dolomiti per acquistare una villa che tanto desiderava la mamma, appassionata di escursioni ed assecondata in questa passione dal suo compagno.
Bruno e Laura erano accompagnati da una coppia di amici. Si conoscevano da molti anni, colleghi di lavoro e collaboratori, erano molto affiatati. Riccardo, spesso si scordava di avere la moglie al fianco ed effettuava sondaggi visivi di altre signore, mentre Maria , bonariamente , non pretendeva che il marito camminasse col paraocchi.
Quel giorno, a colazione l’atmosfera era particolarmente euforica. Gli amici proposero una passeggiata alla malga più vicina : la malga Ces.
Era questo un piccolo chalet che univa all’eleganza il calore rustico caratteristico delle baite di montagna- La passeggiata era di tutto riposo.Una larga strada tagliava due vasti prati verdeggianti ai piedi delle Pale innevate. sulle cui cime galleggiavano stracci di nuvole sfumate di rosa dai raggi dell'ultimo sole.. Le mucche della baita ruminavano placide erba e fiori. Leggere folate di vento portavano l’effluvio delicato dell’erba a tratti rasata, mista al profumo dei fiori, di fieno, di abeti che trasmetteva emozioni dimenticate ed invitava ad ampi respiri rigeneratori.
Il tempo intanto, correva. La vacanza era quasi giunta al termine. Il sole si era affievolito-. La calura dell’estate,si era allentata e nel cielo si accumulavano spesso grandi nubi piene di pioggia.
“ Su , Matteo, diamo qualche calcio al pallone sul prato” Bruno invitò il ragazzo ,che acconsentì con entusiasmo. Giocava volentieri col patrigno, adorava tirar calci al pallone come del resto tutti i ragazzi della sua età.
Il prato del parco, era diviso in due da un’alta siepe di pitosforo.
Un tiro diretto di Bruno sparò il pallone direttamente alla base della siepe.
Mentre Matteo si chinava per agguantarlo, un sommesso parlottare agganciò la sua attenzione.
“ Tu credi che l’abbia sposata soltanto per la sua ricchezza? Certo che Bruno non possiede una lira. Non sarebbe il primo a sistemarsi con un ricco matrimonio.”
“ Ma che dici!, Riccardo, Elena è cosi dolce e bella, forse sarà veramente innamorato “
Matteo fissò il pallone stretto fra le ginocchia per qualche minuto.
Incredulo tentò di mettere a fuoco quelle parole senza alzare lo sguardo dal pallone-
Quelle parole, che gli suscitarono una sorda inquietudine ,emersero dalla penombra, per turbare la pace dello spirito, riesumando pensieri che con tanto sforzo aveva cercato di dimenticare.
A Bruno che lo sollecitava, non rispose