Non solo i “Grandi” della Terra, ma anche persone anonime, sconosciute, che hanno vissuto in prima persona il dramma della guerra, lanciano accorati e vibranti appelli. Molto significativa è la testimonianza del poeta turco Nazim Hikmet, autore di una toccante poesia nella quale dà spazio alla voce straziante di una bambina rimasta vittima durante il lancio della bomba atomica su Hiroshima:
“Apritemi sono io…
busso alla porta di tutte le scale
ma nessuno mi vede
perché i bambini morti nessuno riesce a vederli.
Sono di Hiroshima e là sono morta
tanti anni fa. Tanti anni passeranno.
Ne avevo sette, allora: anche adesso ne ho sette perché i bambini morti non
diventano grandi.
Avevo dei lucidi capelli, il fuoco li ha strinati,
avevo dei begli occhi limpidi, il fuoco li ha fatti di vetro.
Un pugno di cenere, quella sono io
poi il vento ha disperso anche la cenere.
Apritemi; vi prego non per me
perché a me non occorre né il pane né il riso:
non chiedo neanche lo zucchero, io:
a un bambino bruciato come una foglia secca non serve.
Per piacere mettete una firma,
per favore, uomini di tutta la terra
firmate, vi prego, perché il fuoco non bruci i bambini
e possano sempre mangiare lo zucchero.”
In questa lirica, scritta in appoggio ad una campagna di raccolta di firme per il disarmo nucleare, la piccola protagonista chiede che quel terribile evento non si ripeta più, che la bomba che l’ha uccisa non bruci mai più altri bambini, perché questi possano vivere in un mondo finalmente privo di odii e di conflitti.
Magari potessimo dire che in questi anni la sua voce è stata ascoltata! Invece se si accende la tv, quanti bambini e bambine di Hiroshima si vedono ogni giorno, vittime delle tante guerre che ancora oggi dilaniano il mondo! Sembra che nulla sia cambiato da quel lontano dopoguerra ad oggi, nonostante il tanto declamato progresso della civiltà, perché gli uomini sono ancora più interessati a fabbricare strumenti di morte che a promuovere la vita. Eppure siamo convinti che quella bambina non è morta invano e che le sue parole continuano a scuotere la coscienza di chi, avendo l’umiltà di fermarsi a riflettere, sente il peso della propria responsabilità e decide nel suo piccolo, per quanto può, di fare qualcosa perché il lungo e difficile cammino verso la tanto sospirata pace possa, anche attraverso il suo modesto contributo, fare passi da gigante.