Tesoro, la risposta la dovresti ricercare dentro di te.
Vai al di là del semplice compito, del semplice tema da consegnare entro domani.. fa' di questo quesito uno spunto riflessivo. Serve per crescere, sai?!
Dunque, l'unica cosa che posso fare per aiutarti (non a scrivere il tema, ma per darti magari un'idea al ragionamento che tu farai con te stessa) è raccontarti un pò come la penso.
Morire per un ideale (per me) è morire da eroi.
La nostra vita vita non è altro che un passaggio, una parentesi, siamo materialmente nati dal Niente e il Niente sarà la materia di cui saremo composti nello spazio-tempo post-vita. (Mi sto riferendo alla fisicità). Attorno a questo dato di fatto, inconfutabile, ruota la domanda: qual è il senso della vita?
Non sarò io a risponderti, non sarai nemmeno tu a farlo se è un questito aperto sin dall'alba dei tempi, se gli antichi non sono riusciti a diffondere se non un vago e astratto abbozzo di risposta, se le risposte sono individuali, personali, a loro volta soggette a diverse interpretazioni anche dagli autori stessi.
E allora, dunque, morire per un ideale, laddove nemmeno sappiamo quale sia il senso della vita, ha a sua volta un senso? Dipende! Da mille fattori e da altri mille ancora.
Vedi, se tu lo dici ad un materialista si limita a dirti che è "improduttivo". Se tu lo chiedi ad un uomo scaltro e disonesto, ti deride e ti addita di "scarsa furbizia". Se poni questa domanda ad un fatalista ti risponderà che questo era il tuo descrino scritto.
Chi sarà allora l'uomo che di fronte ad una domanda del genere si sentirà di risponderti "certo che ne vale la pena"? Sarà innanzittutto un uomo che io personalmente stimerei con tutta me stessa.
Solo una persona intelligente ("in grado di leggere tra le righe e al di sopra") può pensare di sacrificare la sua corporeità in nome di un ideale, consapevole che ciò che sopravvive comunque di un umano è il suo animo, la sua sostanza, la sua essenza, non il suo corpo, guscio, prigione e gabbia.
Un uomo libero è un uomo onesto e un uomo onesto ha poco da difendere. Vive di saggezza, di autosufficienza e di attività disinteressata. Non è un sillogismo sciocco, per me ne và del senso stesso di una vita. Se una delle tante ipotesi azzardate è quello di lasciare una traccia di sè, ahimè, se il corpo muore è di natura contradditorio. Allora, attraverso quale via si lascia una traccia?
La procrezione? Certo! Dei libri, delle foto, delle immagini? Certo! Attraverso l'anamnesi, il ricordo? Certo! E tutto questo cosa racchiude? L'anima, l'essenza di quel pezzetto di umanità, frammento che se manca il mondo non si accorge, ma chi l'ha conosciuto non può che rimpiangerlo.
Come può un uomo libero non essere disposto a morire, a donare la sua vita terrena in nome di ciò in cui crede, in nome del suo essere più intrinseco e profondo? Non può rinunciarvi!
Tradire se stesso sarebbe il gesto più disonesto che l'uomo onesto possa compiere!
Ora immagino che tu dal mio scritto non abbia capito un accidenti. Prova a rileggertelo, magari senza rendermene conto ho usato un linguaggio troppo complesso. Tuttavia, spero che ti serva veramente per elaborare una tua idea, anche contraria, anche opposta, purchè sia tua e non di un answeriano di yahoo!
Buon pensiero!