Domanda:
perché Luigi sedicesimo fu imprigionato e ghiliottinato?? ---rivoluzione francese?
dadet
2007-11-07 11:40:36 UTC
perché Luigi sedicesimo fu imprigionato e ghiliottinato?? ---rivoluzione francese?
Tre risposte:
Holly Golightly
2007-11-07 11:46:27 UTC
in poche parole perche se ne fregava altamente del suo popolo, il quale giustamente si era stufato di questa situazione!!! ;-)
anonymous
2007-11-07 20:20:28 UTC
è un insieme di eventi e di cambiamenti intercorsi tra il 1789 e il 1799 che segna il limite tra l'età moderna e l'età contemporanea nella storiografia francese.



Le principali e più immediate conseguenze della rivoluzione francese (che costituì un momento di epocale cambiamento nella storia del mondo, sottolineato dal numero di morti che oscilla tra i 2 milioni e i 2,5 milioni di persone) furono l'abolizione della monarchia assoluta e la proclamazione della repubblica, con l'eliminazione delle basi economiche e sociali dell'Ancien régime. La rivoluzione francese e quella americana ispirarono le rivoluzioni a connotazione borghese che seguirono nell'XIX secolo.



Sebbene l'organizzazione politica della Francia oscillò tra repubblica, impero e monarchia durante i 75 anni seguenti la Prima repubblica, la rivoluzione segnò la fine dell'assolutismo e diede inizio ad un nuovo regime in cui la borghesia e, in alcune occasioni anche le masse popolari, si convertirono nella forza politica dominante del paese.



Molti fattori portarono alla rivoluzione; per certi versi, il vecchio ordine dovette soccombere alla sua stessa rigidità di fronte a un mondo in evoluzione; per altri, cadde sotto l'ambizione di una borghesia rampante, alleata con i contadini ed i salariati, e con individui di tutte le classi che furono influenzati dalle idee dell'illuminismo. Con il procedere della rivoluzione e il passaggio del potere dalla monarchia ai corpi legislativi, gli interessi contrastanti di questi gruppi inizialmente alleati divennero fonte di conflitti e bagni di sangue.



Tra le cause della rivoluzione ci sono le seguenti ragioni:



* l'apogeo della borghesia, con un potere economico crescente, che svolgeva un ruolo fondamentale nell'economia dell'epoca;

* il risentimento contro l'assolutismo reale;

* la piena maturazione degli ideali dell'illuminismo, tra i quali la libertà, la fraternità, l'uguaglianza, il rifiuto di una società divisa, la separazione dei poteri dello Stato;

* un debito nazionale ingestibile, causato ed esacerbato dal peso di un sistema di tassazione grossolanamente iniquo, considerato che le classi privilegiate (nobiltà e clero) non erano obbligate a pagare. Questo rese più acute le tensioni sociali e politiche e contribuì a produrre una grave crisi economica, che fu ulteriormente aggravata dai seguenti fatti:

o la collaborazione della Francia all'indipendenza americana contribuì a produrre il deficit fiscale;

* la scarsità di cibo negli anni immediatamente precedenti la rivoluzione;

* il risentimento per i privilegi della nobiltà e il dominio della vita pubblica da parte di una ambiziosa classe professionale;

* l'influenza della Guerra di indipendenza americana.



non rimasero insensibili alla diffusione delle nuove idee ed al blocco delle istituzioni, ma non ebbero l'autorità del loro predecessore Luigi XIV per imporre ai privilegiati i cambiamenti necessari:



* la riforma giudiziaria del cancelliere de Maupeou, decisa alla fine del regno di Luigi XV, fu abbandonata da Luigi XVI che cedette davanti al Parlamento;

* la riforma fiscale: il problema dei re era sempre stato il bilancio che, dopo il XVIII secolo, era fortemente deficitario. La principale imposta diretta, la «taglia», pesava soltanto sui non privilegiati. La preoccupazione dei re fu, quindi, di aumentare le entrate fiscali. Vennero aggiunte alle precedenti delle nuove imposte gravanti su tutti, qualunque fosse il loro ordine: la «capitazione», che dal 1701 venne applicata su tutte le teste e che in proporzione pesava soprattutto sui non privilegiati; il «ventesimo», che assoggettava tutti i redditi (in teoria 1/20 del reddito, ma i nobili ed il clero la compensarono pagandola una volta per tutte ed in seguito furono esentati). Le nuove imposte non furono in grado di contrastare il deficit ed il debito pubblico aumentò per tutto il XVIII secolo.



Nonostante la Francia fosse un paese con un'economia in espansione, aveva una struttura sociale conflittuale ed uno stato monarchico in crisi. Di fatto si può parlare di una crisi dell'Antico Regime in tutta l'Europa Occidentale, ma la forma in cui questa crisi si manifestò nello stato francese e l'esistenza all'interno del Terzo stato di una borghesia che aveva acquisito coscienza del suo potere, spiegano come si poté realizzare in Francia una rivoluzione con conseguenze molto maggiori rispetto a quelle prodotte dagli altri sollevamenti dell'epoca negli altri Paesi.



Convocazione degli Stati Generali [modifica]

Jacques Necker.

Jacques Necker.



Il 18 dicembre 1787, il re Luigi XVI, promise di convocare gli Stati Generali nel giro di cinque anni.



La monarchia non poté realizzare alcuna riforma fiscale a causa dell'ostruzionismo sistematico del Parlamento. La «Giornata delle tegole di Grenoble», che ebbe luogo nel 1788 mostrò l'alleanza contraddittoria tra il Parlamento ed il popolo. Le proteste delle famiglie toccate dalla crisi economica si moltiplicarono dopo il mese di maggio e queste agitazioni obbligarono la guarnigione ad intervenire il 7 giugno, ma essa venne accolta dal getto di tegole lanciate dagli abitanti di Grenoble saliti sui tetti. Dopo la giornata delle tegole, un'assemblea dei tre ordini (clero, nobiltà e terzo stato) si riunì al castello di Vizille e decise lo sciopero delle imposte tanto che gli Stati Generali della provincia non furono convocati dal re per votarli. Nel fallimento e incapace di ristabilire l'ordine, Luigi XVI cedette e l'8 agosto 1788 acconsentì a convocare gli Stati generali per il 5 maggio 1789, per la prima volta dal 1614.



Il 25 agosto 1788 Brienne rinunciò all'incarico e alle Finanze francesi fu richiamato Necker, il quale rese pubblico il bilancio del regno. Lo Stato percepiva 503 milioni di lire di entrate contro 620 di spese. Gli interessi sul debito ammontavano da soli a 310 milioni, cioè la metà delle spese.



La caduta della monarchia e l'inizio della Repubblica (1791-1792) [modifica]



La marcia alla guerra [modifica]



Gli emigrati, in gran parte raggruppati a Coblenza attorno al Conte di Artois, mantennero un'agitazione permanente alle frontiere e fecero pressione sui sovrani stranieri, affinché intervenissero, tra questi ricordiamo soprattutto i realisti che volevano il ritorno del re, e i foglianti. Per contenerli il re di Prussia e l'imperatore d'Austria fecero una dichiarazione comune, la dichiarazione di Pillnitz dell'agosto 1791, in cui manifestarono le loro inquietudini. Questa dichiarazione venne percepita dall'opinione rivoluzionaria come una minaccia.



L'Assemblea legislativa alla fine del 1791 votò diversi decreti che contribuirono a peggiorare la situazione. Il 9 novembre 1791 ordinò che gli emigrati ritornassero in Francia entro due mesi, altrimenti le loro proprietà sarebbero state confiscate. Poi impose il giuramento civile ai preti refrattari sotto la pena della privazione della pensione o anche della deportazione in caso di turbamenti all'ordine pubblico. Un altro decreto ingiunse ai principi stranieri di cacciare gli emigrati dai loro Stati. Il re accettò di firmare l'ultimo decreto perché rendeva possibile la guerra.



La situazione internazionale era avvelenata dall'annessione alla Francia, su richiesta degli abitanti, della contea Venaissin e dei possedimenti pontifici, e per l'affare dei principi possessori dell'Alsazia, dei principi tedeschi che si consideravano lesi dall'abolizione dei diritti feudali nei loro feudi alsaziani. I foglianti e il re, coscienti della disorganizzazione dell'armata, speravano in una sconfitta rapida per cacciare i rivoluzionari senza il concorso degli emigrati. I Giacobini invece speravano di esportare la Rivoluzione in tutta l'Europa con la guerra. Robespierre era uno dei pochi che si opponevano ad un conflitto.



La guerra modifica i rapporti di forza [modifica]

Il palazzo delle Tuileries

Il palazzo delle Tuileries



Su proposta di Luigi XVI, il 20 aprile 1792 la Francia dichiarò la guerra al re di Ungheria e di Boemia, cioè il giovane imperatore Francesco II, appena succeduto al padre Leopoldo II. I Girondini parlarono allora di una guerra dei popoli contro i re, di una crociata per la libertà. La Prussia si affiancò agli Austriaci qualche settimana più tardi.



L'armata francese, totalmente disorganizzata a causa dell'emigrazione di una parte degli ufficiali nobili, non aveva la capacità di resistere alle pericolose armate prussiane, perciò le frontiere furono rapidamente minacciate. Tra i patrioti si sviluppò l'idea di un complotto della nobiltà, della corte e dei preti refrattari per abbattere la Rivoluzione.



L'Assemblea votò allora tre decreti che permettevano la deportazione dei preti refrattari, lo scioglimento della guardia personale del re e la costituzione di un campo di guardie nazionali federate per difendere Parigi.



Luigi XVI oppose il suo veto ai decreti sui refrattari e sui federali. Questa situazione provocò una nuova fiamma rivoluzionaria, che il 20 giugno vide il popolo attaccare il Palazzo delle Tuileries, dove risiedeva il re. Ma per una volta il re riuscì a resistere. Accettò l'umiliazione di portare il berretto frigio davanti ai sanculotti ma rifiutò di cedere.



L'Assemblea legislativa aggirò il veto reale proclamando la patria in pericolo l'11 luglio 1792 e chiedendo a tutti i volontari di affluire verso Parigi.



Il rovesciamento della monarchia [modifica]

Il 10 agosto 1792

Il 10 agosto 1792



Il 25 luglio, il comandante dell'armata prussiana, il duca di Brunswick, fece sapere al governo ed al popolo, con un proclama fatto affiggere sui muri di Parigi, che la città avrebbe patito serie conseguenze se la vita del re fosse stata nuovamente minacciata.[4] Quando il proclama di Brunswick venne conosciuto dai rivoluzionari parigini, questi investirono l'Assemblea e chiesero la destituzione di Luigi XVI, ma l'Assemblea rifiutò.



Nella notte tra il 9 ed il 10 agosto 1792 si formò una municipalità insurrezionale, condotta da Pétion e Danton. Al primo giorno, gli insorti si presentarono davanti le Tuileries e finirono per investire e prendere il palazzo, difeso dalla guardia svizzera, che si fece uccidere sulla piazza. Furono uccisi anche numerosi assedianti. Il re si rifugiò nella cinta dell'Assemblea legislativa, ma questa si volse contro di lui, sospendendolo dalle sue funzioni. Poiché di fatto la costituzione del 1791 era ormai superata, si procedette anche all'elezione di una Convenzione Nazionale, a suffragio universale a due gradi, per decidere delle nuove istituzioni del paese.



La sera del 10 agosto, durante una seduta di 9 ore, l'Assemblea legislativa designò per acclamazione un Consiglio esecutivo provvisorio, composto da sei membri, comprendente Danton, ministro della Giustizia, e Gaspard Monge, ministro della Marina.



Le truppe nemiche marciarono su Parigi inesorabilmente, facendo cadere una dopo l'altra tutte le fortezze. In questo contesto Danton dichiarò il 2 settembre 1792 : « Audacia, audacia, sempre audacia e la Patria sarà salvata ».



A causa del panico e del rancore, il popolo ritenne responsabili della situazione i nemici interni. Tra il 2 ed il 6 settembre 1792 massacrò i preti refrattari, i sospetti di attività controrivoluzionarie ed i detenuti di diritto comune incarcerati nelle prigioni di Parigi. I massacri durarono diversi giorni senza che le autorità amministrative osassero intervenire ed i deputati non li condannarono per diversi mesi. Questi massacri di settembre, che colpirono l'opinione, segnarono una fase essenziale nella Rivoluzione



Il processo al re e le sue conseguenze [modifica]

Il re Luigi XVI viene ghigliottinato.

Il re Luigi XVI viene ghigliottinato.



La Convenzione era inizialmente dominata dai Girondini. Essi sedettero al consiglio esecutivo e provarono ad evitare il processo del re temendo che questo potesse rianimare la controrivoluzione e rinforzare l'ostilità delle monarchie europee. Ma la scoperta dell'"armadio di ferro" alle Tuileries il 30 novembre 1792 rese il processo inevitabile. I documenti trovati in questa cassa segreta provavano senza possibili contestazioni il tradimento di Luigi XVI. Il processo iniziò il 10 dicembre. Alla fine dei dibattiti, il re fu riconosciuto colpevole con la schiacciante maggioranza di 693 voti contro 28. Fu condannato a morte con una maggioranza più ridotta, 366 voti contro 334. Il rinvio e l'appello al popolo, richiesti dai Girondini, venne rifiutato. Il re Luigi XVI venne ghigliottinato il 21 gennaio 1793 nella piazza della Rivoluzione.



La sua esecuzione provocò delle reazioni mitigate nella popolazione francese. I sovrani europei reagirono formando la prima coalizione nel febbraio 1793. Allora il 24 febbraio i Girondini decisero la leva di 300.000 uomini. Questa leva doveva essere fatta tirando a sorte e ciò ricordava spiacevolmente l'Ancien Régime.



L'annuncio di questa leva provocò dei sollevamenti rurali in Alsazia, in Bretagna e nel Massiccio Centrale, sollevamenti subito repressi con la forza. Inoltre la Convenzione votò una legge che realizzò una vera logica di terrore: tutti quelli che rifiutavano di prendere le armi venivano giustiziati in 24 ore senza processo.



A sud della Loira, la leva dei 300.000 permise un'alleanza dei contadini che disapprovavano la Rivoluzione, del clero refrattario e dei nobili. Nel marzo 1793 cominciò un'insurrezione in Vandea, chiamata dalla Convenzione "guerra della Vandea", che i Montagnardi ed i Sanculotti utilizzavano per stigmatizzare la debolezza dei Girondini e reclamare delle misure eccezionali, che questi ultimi rifiutavano. I Girondini furono obbligati ad accettare la creazione del Comitato di Salute Pubblica e del Tribunale Rivoluzionario; il 2 giugno 1793 i Girondini vennero messi fuori legge dai Montagnardi di Robespierre e sterminati. Per raggiungere il potere, i Montagnardi si allearono con le fazioni più estremiste del popolo parigino. In provincia, invece, si produsse il movimento inverso: a Marsiglia e Lione i sostenitori dei Girondini cacciarono i sindaci Montagnardi dal potere.



Il governo rivoluzionario (1793-1795) [modifica]



Un governo straordinario: il Comitato di Salute Pubblica [modifica]

Jean Paul Marat

Jean Paul Marat

La morte di Marat (1793), di Jacques-Louis David

La morte di Marat (1793), di Jacques-Louis David



Quando i Montagnardi arrivarono al potere, la Repubblica conobbe dei pericoli estremi. L'insurrezione della Vandea, divenuta cattolica e realista dopo essere stata ripresa in mano dai nobili, si estese nell'ovest. Saumur e Anger vennero prese nel 1793, ma Nantes resistette. Delle rivolte realiste si svilupparono in Lozère e nella valle del Rodano.



I deputati girondini che poterono scappare alla repressione parigina, chiamarono alla rivolta contro Parigi nei dipartimenti sostenuti dalle autorità dipartimentali. Il 13 luglio, Jean-Paul Marat venne assassinato dalla federalista Charlotte Corday D'Armont.



Le frontiere furono invase dagli Spagnoli a sud-ovest, dai Piemontesi a sud-est, dai Prussiani, dagli Austriaci e dagli Inglesi a nord ed all'est. Per scongiurare questi pericoli e sotto la pressione dei sanculotti, i Montagnardi presero delle misure radicali.

Georges Jacques Danton

Georges Jacques Danton



Nel luglio 1793 la Convenzione votò una costituzione molto democratica e decentralizzata, ratificata con un referendum. La Costituzione dell'anno I cercò di stabilire una vera sovranità popolare grazie a delle frequenti elezioni a suffragio universale, al mandato imperativo ed alla possibilità per i cittadini di intervenire durante il percorso legislativo. Ma questa Costituzione non entrò mai in vigore: infatti, il 10 agosto 1793 la Convenzione decretò che l'applicazione della Costituzione era sospesa fino alla pace. Saint-Just disse che:"Nelle circostanze in cui si trova la Repubblica, la costituzione non può essere stabilita, si sacrifica da se stessa. Essa diverrà la garanzia degli attentati contro la libertà, perché mancherà della volontà necessaria per reprimerli".



Intanto, la Convenzione dovette fronteggiare i Sanculotti parigini più radicali, capeggiati dal giornalista Jacques-René Hébert, fondatore del giornale dei rivoluzionari radicali "le père Duchesne", e dall'anziano sacerdote Jacques Roux, capo degli "arrabbiati". Il 4 ed il 5 settembre 1793, essi invasero la Convenzione ed ottennero la leva di un'armata rivoluzionaria incaricata di reprimere la controrivoluzione.



Venne costituito un governo d'eccezione, dominato dai Montagnardi ed emanato dalla Convenzione. Il decreto del 10 dicembre 1793 decise che: "il governo sarà rivoluzionario fino alla pace". La convenzione nazionale assunse in principio tutti i poteri. Secondo la legge del 4 dicembre 1793, la Convenzione era l'"unico centro d'impulso del Governo".

Maximilien François Marie Isidore de Robespierre.

Maximilien François Marie Isidore de Robespierre.



Il principale organo del Governo era il Comitato di salute pubblica. Esso venne creato nell'aprile 1793 e fu dominato da Danton fino alla sua eliminazione, avvenuta il 10 luglio, poi da Robespierre. Il Comitato era composto da 12 membri rieletti tutti i mesi dalla Convenzione ed ognuno specializzato in un settore particolare, aveva l'iniziativa delle leggi, il potere esecutivo e quello di nominare i funzionari. Centralizzava il potere in un periodo particolarmente critico.



I membri del Comitato di Sicurezza Generale erano anche membri della Convenzione. Questo comitato era incaricato della polizia e della tenuta della lista dei sospetti. Una rivalità di competenze l'oppose al Comitato di salute pubblica. Per applicare le misure adottate, la Convenzione inviò nei dipartimenti e all'esercito alcuni dei suoi membri: i rappresentanti in missione. Essi avevano dei poteri molto estesi per contrastare i controrivoluzionari.



Dinanzi al pericolo, la Convenzione votò tutte le leggi che le venivano presentate dal Comitato di salute pubblica. La legge del 23 agosto 1793 sulla leva di massa permise di inviare sotto gli stendardi tutti i giovani celibi. Gli altri francesi dovevano partecipare agli sforzi della guerra fornendo l'equipaggiamento militare, grattando i muri delle cantine per raccogliere il salnitro indispensabile alla fabbricazione della polvere da sparo. Tutta l'economia francese fu riconvertita per la guerra. In breve tempo venne costituita un'armata di un milione di combattenti. Il numero e l'ardore al combattimento rimpiazzò l'esperienza di un'armata di mestiere.



Il Terrore [modifica]



Le principali misure [modifica]



Fino al 1794 la Francia venne governata in modo dittatoriale dal comitato di salute pubblica di Robespierre che giustiziava senza processo gli oppositori. Egli aveva infatti fatto approvare la legge dei sospetti in base a cui la gente accusata di tradimento veniva ghigliottinata senza processo. La lista dei sospetti era molto estesa: vi rientravano i nobili, gli emigrati, i preti refrattari, i federalisti, gli speculatori e le loro famiglie. Essi dovevano essere imprigionati fino alla pace. Le società popolari, controllate dai sanculotti, ricevettero dei poteri di sorveglianza e di polizia. Nel periodo della dittatura di Robespierre vennero giustiziate migliaia di persone (17000 solo a Parigi) a causa di questa legge e per questo venne chiamato periodo del terrore.

L'esecuzione di Maria Antonietta.

L'esecuzione di Maria Antonietta.



Durante questo periodo vennero giustiziati gli indulgenti e gli arrabbiati di Danton e Marat e la regina Maria Antonietta.



Delle misure di scristianizzazione, spontanee o organizzate dai rappresentanti in missione, si estendevano a tutta la Repubblica. I preti refrattari furono uccisi. Anche quelli che avevano giurato la fedeltà furono costretti a lasciare lo stato ecclesiastico e a sposarsi, le chiese furono chiuse e furono abbattute numerose statue in nome dell'uguaglianza. Il 5 ottobre 1793 la Convenzione adottò il nuovo calendario rivoluzionario, il cui anno I iniziava il 22 settembre 1792, giorno della proclamazione della Repubblica. I mesi erano di 30 giorni ciascuno, divisi in tre decadi. I sanculotti e gli hebertisti svilupparono il culto dei martiri della Rivoluzione. Robespierre fu molto ostile e questa politica di scristianizzazione: condannò l'ateismo e fece votare una legge che riconosceva l'immortalità dell'anima.



Per calmare il malcontento della popolazione cittadina toccata dalle difficoltà di approvvigionamento, dall'aumento dei prezzi delle derrate alimentari e dalla svalutazione degli assegnati (la carta moneta emessa durante la Rivoluzione), il Comitato di salute pubblica mise in piedi il Terrore economico: a partire dal 27 luglio la Convenzione votò la pena di morte contro gli accaparratori, cioè contro coloro che immagazzinavano le derrate alimentari anziché venderle; in settembre la legge sul massimo dei prezzi bloccò i prezzi al livello di quelli del 1790 aumentati del 30%; infine, venne instaurato il corso forzato dell'assegnato. Queste misure non permisero di porre fine alle difficoltà di rifornimento dei viveri alle città ed all'erosione del potere di acquisto dei salariati, pagati in assegnati.



I risultati [modifica]



La politica volontarista impressa dal Comitato di salute pubblica permise di salvare la Repubblica. A partire dalla fine del mese di settembre 1793, le prime vittorie permisero di rinviare i membri della prima coalizione fuori delle frontiere. La rivolta federalista venne presto ridotta all'inesistenza, salvo che a Tolone, dove i realisti presero il controllo della città e la consegnarono agli Inglesi.



In Vandea, le truppe repubblicane inflissero una severa sconfitta all'armata cattolica e reale nella battaglia di Cholet. Una parte dell'armata della Vandea risalì verso il nord per tentare di prendere il porto di Granville, nel Cotentino. Questa spedizione, conosciuta come "passeggiata di Galerne", si concluse con un fallimento, ma testimoniò la forza e la determinazione dei rivoltosi. Delle bande armate rurali, chiamate "chouans", continuarono a percorrere l'occidente della Francia.



La repressione contro la Vendea fu terribile. Tra dicembre 1793 e febbraio 1794, il rappresentante in missione Jean-Baptiste Carrier fece giustiziare diverse migliaia di persone a Nantes. A Angers furono giustiziate circa 2.000 donne. Nelle campagne della Vandea, le colonne infernali comandate dal generale Louis Marie Turreau bruciarono i villaggi e massacrarono la popolazione senza fare differenze tra la popolazione civile ed i rivoltosi.



All'inizio dell'estate 1794 gli sforzi della guerra consentiti dalla nazione portarono i loro frutti: la vittoria di Fleurus del 26 giugno 1794 permise alle truppe francesi di riprendere il Belgio e nelle regioni occupate si iniziarono a requisire dei viveri che venivano inviati in Francia.



La caduta di Robespierre e la fine del Terrore [modifica]

Ghigliottina

Ghigliottina



A Parigi il Comitato di salute pubblica cercava di limitare l'influenza dei Sanculotti sulla Convenzione. Alla fine del mese di marzo 1794, riuscì ad eliminare la sinistra dei Montagnardi e fece giustiziare i principali capi "arrabbiati": Hébert, Jacques Roux e Varlier. Da aprile si incominciò ad eliminare l'ala destra dei Montagnardi, diretta da Georges Jacques Danton. Gli indulgenti, nome dato al gruppo di Danton, furono ghigliottinati dopo un processo irregolare in cui Danton fu privato del diritto di difendersi personalmente. Fabre d'Eglantine, il creatore del calendario rivoluzionario e Camille Desmoulins, amico di Robespierre, furono anch'essi ghigliottinati. "La Rivoluzione divora i suoi padri", fu detto.



Quando il Terrore ebbe termine nella provincia, si accentuò a Parigi dopo il voto delle leggi di Pratile. Il Tribunale rivoluzionario poté giudicare solo crimini politici. La definizione di nemico della rivoluzione fu data a tutti "quelli che cercano di annientare la libertà con la forza o con l'astuzia". Non ci furono più né testimoni, né avvocati. Due sentenze furono possibili: la libertà o la morte per i colpevoli. La legge di Pratile fece nascere il Grande Terrore. Nelle settimane seguenti più di 1400 persone furono ghigliottinate a Parigi.



Il Terrore poteva reggersi solo sulla necessità di difendere una Repubblica in crisi: venuta meno l'emergenza grazie alle vittorie interne ed esterne, essa cominciava a perdere il sostegno popolare e la sua ragion d'essere. Perciò, per mantenere il massimo potere, i leader del Terrore cominciarono a eliminare chiunque non fosse della loro schiera. Il risultato di questa nuova epurazione era prevedibile: Robespierre, lottando contro le fazioni, si era fatto molti nemici, anche se era diventato l'uomo politico più influente. Quando il 10 giugno 1794 presiedette la Festa dell'Essere supremo, i suoi avversari mormorarono che egli volesse accaparrarsi il potere. Il suo temporaneo ritiro dalla scena politica permise la costituzione di un gruppo di oppositori intorno al Comitato di Sicurezza Generale ed agli anziani rappresentanti in missione (sorta di commissari politici) come Tallien o Fouché.

L'esecuzione di Robespierre

L'esecuzione di Robespierre



Quando si decise infine a riapparire alla Convenzione, minacciò una nuova epurazione, anche contro certi deputati che maldestramente non nominò, facendo serpeggiare il panico tra le fila dell'assemblea. Il complotto si intrecciò con il sostegno di Marais. Il 9 termidoro, anno II (27 luglio 1794) Robespierre venne accusato dall'Assemblea ed arrestato. Un'azione del comune di Parigi lo liberò contro la sua volontà e lo condusse all'Hôtel de Ville. Ma i Sanculotti, demoralizzati dopo l'eliminazione degli Hebertisti e scontenti della stretta applicazione del massimo dei salari, non si unirono agli amici di Robespierre. La Convenzione, che lo mise immediatamente fuorilegge, inviò delle truppe che presero d'assalto l'edificio. Robespierre venne ghigliottinato l'indomani, il 28 luglio 1794, con i suoi principali sostenitori. I membri della Convenzione termidoriana ricordarono i deputati girondini e posero fine al Terrore. Il colpo di stato che pose fine al periodo del Terrore, che culminò con il ghigliottinamento di Robespierre il 28 luglio 1794, è noto anche come "Termidoro" o Reazione termidoriana.



La nuova Costituzione dell'anno III fu votata dalla Convenzione il 17 agosto 1795 e ratificata per plebiscito a settembre. Essa fu effettiva a partire al 26 settembre dello stesso anno e fondò il nuovo regime del Direttorio.



Gli ultimi tentativi giacobini [modifica]



Caduto Robespierre, il principale pericolo alla stabilità politica (ed alla stessa esistenza in vita dei deputati moderati) era rappresentato dall'eventuale reazione montagnarda e giacobina[5], che si concretizzò nelle due grandi insurrezioni del 12 germinale e 1 pratile (1 aprile e 20 maggio 1795) alla cui repressione diedero un contributo decisivo i realisti e le loro sezioni armate di Parigi. Dopodiché l'alleanza fra repubblicani e realisti si distese nel resto della Francia, con la repressione impropriamente ricordata come Terrore bianco.



Il Direttorio (26 ottobre 1795 - 9 novembre 1799) [modifica]

Napoleone Bonaparte, Primo Console

Napoleone Bonaparte, Primo Console



La costituzione dell'anno III [modifica]



Il Direttorio fu il secondo tentativo di creare un regime stabile in quanto costituzionale. La pacificazione dell'ovest e la fine della prima coalizione permisero di stabilire una nuova costituzione. Per la prima volta in Francia il potere legislativo fu affidato ad un Parlamento bicamerale, composto da:



* un Consiglio dei Cinquecento formato da 500 membri,

* un Consiglio degli Anziani (250 membri).



Il potere esecutivo venne affidato ad un Direttorio di 5 persone nominate dal Consiglio degli Anziani su una lista fornita dal Consiglio dei Cinquecento. I ministri ed i cinque direttori non erano responsabili davanti alle assemblee ma essi non potevano più scioglierle. Come nel 1791, non era prevista alcuna procedura per risolvere i conflitti istituzionali[6].



Il tentativo realista del 13 vendemmiaio [modifica]



La definitiva repressione dei montagnardi, aveva reso i termidoriani liberi dalla necessità di assicurarsi l'alleanza con i realisti, dei quali temevano la grande forza elettorale (questi erano, sicuramente, maggioranza nel Paese, ancorché non nell'esercito ed alla Convenzione). Ciò, nell'agosto 1795, indusse la maggioranza termidoriana della Convenzione all'approvazione del Decreto dei due terzi: i due terzi degli eletti ai nuovi consigli avrebbero dovuto essere attribuiti a membri della Convenzione. In tal modo, di fatto si negava ai realisti la possibilità di assicurarsi democraticamente la maggioranza parlamentare nelle elezioni generali programmate per il 12 ottobre[7].



Era una manovra probabilmente indispensabile, in quanto molte regioni del Paese (in particolare l'Ovest, la valle del Rodano e l'Est del Massiccio Centrale) elessero deputati realisti. Il partito monarchico, così rinforzato, reagì con la fallimentare insurrezione del 13 vendemmiaio (5 ottobre 1795), segnata dal grande massacro, nel centro di Parigi, delle milizie legittimiste ribelli, operato dall'esercito fedele alla convenzione termidoriana. La conseguente repressione anti-monarchica fu, tuttavia, relativamente blanda.



La ripresa realista ed il colpo di stato del 18 fruttidoro [modifica]



Durante tutta la durata del Direttorio, l'instabilità politica fu incessante. Le "reti di corrispondenza" realiste, appoggiate ai deputati realisti e moderati del Club di Clichy ed in parte coordinate con i due fratelli del sovrano decapitato, Luigi e Carlo (e con le potenze nemiche), svolgevano un'efficace azione di propaganda.



Tanto efficace da consentire loro la vittoria alle elezioni del marzo-aprile 1797, per il rinnovo di un terzo dei seggi ai due consigli. La nuova maggioranza doveva affrontare l'opposizione del Direttorio, ove solo due dei cinque 'direttori' propendevano dalla loro parte. I restanti tre, Barras in testa, reagirono assicurandosi l'appoggio dell'esercito ed organizzando, nel settembre 1797, il colpo di stato del 18 fruttidoro, che portò alla cacciata di due dei cinque direttori (de Barthélemy e Carnot) ed alla destituzione di 177 deputati, molti dei quali condannati alla deportazione in Guyana.



Gli ultimi anni del direttorio [modifica]



Le successive elezioni del 1798 sembrarono dare il favore ai Giacobini. I consigli si concessero allora il diritto di designare i deputati nella metà delle circoscrizioni. I Termidoriani si mantennero al potere, ma furono totalmente screditati.



La situazione economica contribuì anche a distogliere i francesi dal regime. Le imposte non bastavano più. L'assegnato, che aveva perso tutto il suo valore, fu sostituito da un'altra carta moneta, il mandato territoriale, che subì in un anno la stessa sorte dell'assegnato. A partire dal 1797, lo Stato chiese ai contribuenti di pagare le imposte in denaro contante, ma con la crisi finanziaria la moneta metallica si era rarefatta. Dopo gli anni dell'inflazione legata all'assegnato, la Francia conobbe un periodo di abbassamento dei prezzi che toccò soprattutto il mondo rurale. Incapace a far fronte all'enorme debito accumulato dalla monarchia assoluta e in otto anni di rivoluzione, le assemblee si rassegnarono alla bancarotta dei "due terzi": la Francia rinunciò a pagare i due terzi del suo debito pubblico ma consolidò l'ultimo terzo iscrivendolo nel gran libro del debito. Per sembrare credibile agli occhi dei creditori, nel 1798 venne creata una nuova imposta sulle porte e sulle finestre. I gendarmi furono precettati per coprire l'imposta.



L'avvento di Napoleone e la fine della Rivoluzione [modifica]



Grazie agli sforzi del governo di salute pubblica, le armate francesi erano passate all'attacco. Nella primavera 1796 una grande offensiva attraversò la Germania per costringere l'Austria alla pace. Ma fu l'armata d'Italia, comandata dal giovane generale Napoleone Bonaparte, che creò la sorpresa aggiungendo sempre nuove vittorie e forzando l'Austria a firmare la pace col Trattato di Campoformio del 17 aprile 1797. Tra il 1797 ed il 1799 quasi tutta la penisola italiana fu trasformata in repubbliche sorelle con dei regimi e delle istituzioni ricalcate su quelle francesi. Se le vittorie alleviavano le finanze del Direttorio, esse resero il potere sempre più dipendente dall'armata e così Bonaparte divenne l'arbitro del dissenso politico interno. La spedizione in Egitto aveva l'obiettivo di colpire la via delle Indie al Regno Unito, ma i direttori furono contenti di togliere il loro sostegno a Napoleone, che non nascondeva il suo appetito di potere.



La moltiplicazione delle repubbliche sorelle inquietò le grandi potenze, Russia e Regno Unito in testa. Esse temevano il contagio rivoluzionario e una troppo forte dominazione della Francia sull'Europa. Questi due Stati furono all'origine della seconda coalizione del 1798. Le offensive inglesi, russe ed austriache furono respinte dalle armate francesi dirette da Brune e Masséna, ma l'Italia fu in gran parte persa e i risultati della campagna di Bonaparte resi vani. Era ormai chiaro che il popolo francese cercava un nuovo uomo forte per difendere le sorti della Repubblica, poiché il Direttorio era inesorabilmente corrotto e cominciava a tramare con Luigi XVIII per restaurare il trono dei Borbone. Allarmato da queste notizie e conscio che la sua ora era giunta, Napoleone tornò dall'Egitto e assunse il comando del complotto che mirava a rovesciare il Direttorio, un complotto tessuto tra gli altri da Sieyès e dal fratello di Napoleone, Luciano Bonaparte, presidente dell'Assemblea dei Cinquecento. Il 9 novembre 1799 il colpo di Stato detto "del 18 Brumaio" rovesciò il Direttorio e instaurò un triumvirato retto dai consoli Bonaparte, Seyes e Ducos. Napoleone proclamò in quella sede l'atto di chiusura della Rivoluzione: «Citoyens, la révolution est fixée aux principes qui l'ont commencée, elle est finie» (Cittadini, la rivoluzione è fissata ai principi che l'hanno cominciata, essa è conclusa). Fu messo in piedi il Consolato: un regime autoritario diretto da tre consoli, di cui solo il primo deteneva realmente il potere. La Francia cominciò un nuovo periodo della sua storia apprestandosi a consegnare il proprio destino ad un imperatore.
ANNA MARIA B
2007-11-07 20:13:56 UTC
il periodo era quello della rivoluzione francese (1789) ed aveva tentato di abbandonare la Francia. fu fatto prigioniero poi ghigliottinato.


Questo contenuto è stato originariamente pubblicato su Y! Answers, un sito di domande e risposte chiuso nel 2021.
Loading...