L'alto Metauro è terra di origini antiche , posta nel cuore dell'Appennino, bagnata dallo storico fiume cantato dal Tasso, fa parte della Regione Marche, ai confini con L'Umbria e la Toscana.
Colonizzata dagli Umbri, durante il periodo romano vide fiorire centri di cui si conservano vestigia archeologiche.
Nell'alto medioevo fu rifugio di varie popolazioni che nel successivo periodo basso medievale vi edificarono le piccole città di cui gli attuali centri storici conservano pressoché intatta la fisionomia urbanistica, le chiese e i dipinti spesso appartenenti alla scuola riminese che risentì dell'influenza di Giotto.
Collocato lungo la strada che da Firenze porta a Urbino, l'Alto Metauro ha conosciuto una splendida stagione durante l'Umanesimo e il Rinascimento, quando entrò a far parte del ducato dei Montefeltro. Di questa civiltà conserva numerosi e significativi monumenti e opere dell'arte figurativa di notevole valore , né poteva essere diversamente in una terra che aveva strette relazioni con Borgo Sansepolcro (città di Piero della Francesca) e Urbino (città natale di Raffaello), entrambi questi centri oggi sono raggiungibili in circa 30 minuti d'auto.
Terra di storia e d'arte dunque l'Alto Metauro, ma anche un luogo che offre a chi ci vive o lo visita la delicata bellezza di un ambiente che dà la sensazione di sprofondare nel verde delle sue colline e dei suoi monti, un verde solcato dall'azzurro tenue delle acque del fiume che ne costituisce la spina dorsale e dai torrenti che vi affluiscono; acque ancora integre, in cui d'estate è piacevole bagnarsi e godere la frescura.
Un ambiente da immemorabile tempo coltivato con cura minuziosa da uomini che lo hanno compreso, rispettato e amato. Genti che lo hanno adattato alle loro esigenze senza violentarlo, come attestano le innumerevoli e quasi invisibili case di pietra grigia che punteggiano l'intera valle. Questi uomini hanno saputo vivere con esso in un rapporto di simbiosi da cui è nata una civiltà schiva, ma fiera, con un preciso senso di sé. Di questa civiltà, di questo ambiente di queste case Paolo Volponi ci ha lasciato una descrizione di calda, poetica intensità, il cui testo siamo fieri di proporvi.
ambiente:
Quanto si è detto nei riguardi della specializzazione dei vegetali per l'ambiente alpino e della loro morfologia e fisiologia di adattamento, vale anche - seppure con modalità molto diverse - per gli animali che vivono al di sopra del limite superiore della vegetazione forestale. Ci riferiamo, qui appresso, ad alcuni esempi riguardanti le Alpi, onde non dilungarci con esemplificazioni di faune lontane.
Su questi organismi sono ancora le basse temperature e le basse pressioni atmosferiche a imporre dei limiti qualitativi e quantitativi.
Non pare abbia invece molta importanza la diminuzione della quantità di ossigeno neppure sugli animali omeotermi, a meno che si tratti di condizioni veramente estreme (oltre i 4000 m circa, anche per l'uomo).
Notevole l'adattamento alla vita d'altitudine, benché la buona stagione sia di breve durata, mediante il letargo o la diapausa: stadi di quiescenza più o meno lunghi, che permettono la sopravvivenza di numerose specie, ad esempio delle marmotte, in cui intervengono positivamente sia il rifugio entro tane, sia notevoli riserve di grasso che l'animale accumula durante la breve estate. I periodi di quiescenza determinano, nei soggetti, una notevole riduzione di tutti i fenomeni metabolici e del ricambio.
Altrettanto importante, per le specie che ne sono soggette, è la muta che, com'è noto, è caratteristica sia di Mammiferi (es.: lepre alpina, ermellino), sia di Uccelli (es.: pernice bianca). In questi animali, la pelliccia o le penne e le piume, si presentano 'intonate' all'ambiente, a seconda che si tratti del periodo stagionale nevoso (livrea bianca) oppure del periodo a suolo scoperto (livree grigio-brune). La muta invernale comporta, nello stesso tempo, un infoltimento dei peli e delle piume, a protezione contro le basse temperature, mentre il mutamento 'mimetico' del colore può essere legato a una funzione protettiva nei confronti dei predatori.
È noto che in numerose specie animali d'alta montagna si osserva, con una certa frequenza, il fenomeno di melanismo (si veda il capitolo 'Ecologia generale'). Le forme melaniche, ossia quelle variazioni con colorazioni tendenti al bruno-nero di tutto l'animale o limitate soltanto a particolari zone (punte delle orecchie, zampe e coda), sembrano essere in relazione alla maggior esposizione della parte alle basse temperature, per cui l'animale supplirebbe allo scarso apporto di calore endogeno colorando tali zone di bruno o nero con la funzione di assorbire più completamente le radiazioni solari.
Circa i fenomeni della riproduzione, si è accertato che numerose specie ovipare (nel nostro caso alcune salamandre e lucertole e alcuni Coleotteri Crisomelidi) si trasformano, in alta montagna, in vivipare od ovovivipare. Si è oggi d'accordo nell'intravedere, in questa trasformazione, una conseguenza soprattutto del rallentamento del metabolismo, dipendente dalla severità del clima.
Anche la partenogenesi, frequente fra gli Artropodi alpini, e il meiotterismo (riduzione dimensionale delle ali in numerosi Insetti) sono fenomeni di adattamento. Nel primo caso viene assicurata la riproduzione senza l'intervento di un individuo maschile fecondatore.
Circa la riduzione delle ali si sono portate in causa numerose ipotesi, quali ancora la riduzione del metabolismo, non attuale, ma durante l'evoluzione che ha accompagnato i periodi glaciali e la frequenza di forti venti che renderebbero difficile il volo a specie ad ali ampie.
Naturalmente, nei riguardi della fauna alpina, sono condizioni essenziali la struttura della vegetazione e lo stesso substrato, il quale ora più secco ora meno, ora addirittura acqueo, determina spesso anche l'isolamento di specie animali. Considerando i vari gruppi sistematici di animali, possiamo dire che quelli ad avere rappresentanti alle massime altitudini sono gli Insetti e soprattutto alcuni Ditteri. Gli Antomiidi prediligono l'orizzonte nivale, i Sirfidi quello alpino e il subalpino. Collemboli, Coleotteri e Ortotteri presentano specie caratteristicamente ipsofile e così pure si può dire per alcuni Molluschi (Ariunculus mortilleti e Vitrina glacialis, a 3000 m s.l.m.), Isopodi (Oniscus helveticus, a 2800 m s.l.m.), Aracnidi (Chtonius orthodactylus, a 2600 m s.l.m.).
Fra i Vertebrati, i Pesci non presentano una notevole ipsofilia: sono alpini la trota (Salmo trutta) e il salmerino (Salvelinus alpinus). Fra gli Anfibi, la salamandra nera (Salamandra atra) può raggiungere, sulle Alpi, i 3000 m di altitudine, la rana rossa (Rana temporaria) fino a 3000 m d'altitudine. I Rettili sono rappresentati da Lacerta vivipara (fino a 3000 m), e dalle vipere (Vipera ammodytes fino a 2000 m circa).
Gli Uccelli alpini non possono, per la loro grande possibilità di spostamento e di adattamento, essere rigidamente 'livellati': è nota la possibilità dell'aquila reale di volteggiare oltre i 3000 m d'altitudine. Meno in alto si incontrano il rondone alpino (Apus melba), la rondine montana (Riparia rupestris). La pernice bianca (Lagopus mutus helveticus) è frequente oltre i 1000 m d'altitudine e non scende che di rado sotto i 500 m.
I Mammiferi sono rappresentati, nella fascia alta delle Alpi, dallo stambecco (Capra ibex), dal camoscio (Rupicapra rupicapra), oltre i 1500 m d'altitudine, dalla lepre alpina (Lepus timidus varronis fino a 3500 m d'altitudine), dalla marmotta (Marmota marmota), dall'ermellino (Mustela erminea), dal toporagno alpino (Sorex alpinus, fino a 3000 m d'altitudine) e dall'arvicola delle nevi (Microtus nivalis, anche oltre i 3000 m). Da ricordare che lo stambecco rappresenta, sulle Alpi, un relitto quaternario.
Notevole la fauna minuta che popola i laghetti d'altitudine dalle acque molto fredde, e le pozze di fusione dei ghiacci. Vi si notano Turbellari (es.: Planaria alpina), piccoli Crostacei e in particolare Cladoceri e Copepodi (Daphnia longispina; Isotoma saltans, la pulce dei ghiacciai; Cyclops strenuus, Eucyclops serrulatus) propri del plancton lacustre, e Anfipodi (Gammarus lacustris). Fra gli Aracnidi, alcuni acari adattati alla vita acquatica; fra gli Insetti, speciali Tricotteri (Acrophylax zerberus) nonché Emitteri, con specie dei generi Notonecta e Corixa, alcune delle quali caratteristiche delle pozze degli alpeggi. Più rari sono invece i Molluschi acquatici alto-alpini.
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